Responsabilità Sociale d'Impresa



La teoria degli stakeholder e la teoria degli shareholder


La teoria degli stakeholder


La tesi della Corporate Social Responsibility (CSR) viene elaborata, tra gli altri, da Robert E. Freeman nel suo libro “Strategic Management: A Stakeholder Approach” (1984), nel quale fa riferimento alla figura degli stakeholder (dall’inglese to hold a stake, possedere un interesse). Tale termine individua ogni soggetto che sia portatore di un interesse collegato all’attività di impresa: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori e agenzie governative chiave. In tale prospettiva, l’impresa non agisce isolata, bensì in una costante relazione con l’ambiente, che influenza e viene influenzato dall’attività imprenditoriale. Lo scopo dell’impresa non può essere esclusivamente la logica utilitaristica della massimizzazione del profitto, con conseguenze estremamente negative nei confronti dell’ambiente e dei diritti fondamentali delle persone. Ne consegue che l’accrescimento dell’impresa è strettamente connesso con una gestione attenta alle conseguenze sociali e ambientali, attraverso azioni virtuose o, più precisamente, etiche come l’adozione di un codice etico, l’adesione a determinati standard di valore, la redazione del bilancio sociale e ambientale. Le imprese che adottano strumenti di CSR subiscono costi di produzione abbastanza elevati (come per es. pagare i contributi, rispettare un orario di lavoro massimo, concedere periodi di riposo pagati, dotarsi di idonee misure di sicurezza cc.), ma nel lungo periodo vantano performance economiche migliori, anche in virtù della migliore reputazione che ottengono sul mercato. Ne deriva che anche il ruolo delle istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali, attraverso politiche di incentivi e disincentivi, favoriscono la crescita di valore dell’impresa. Del resto, anche il comportamento dei consumatori verso un consumo critico e consapevole (per es. attento all’impiego nel processo produttivo di prodotti alimentari salubri o di materie prime riciclate, senza sfruttare i lavoratori) sensibilizza l’imprenditore ad adottare comportamenti virtuosi.

La teoria degli shareholder


In un noto articolo comparso sul New York Times il 13 settembre 1970, dal provocatorio titolo La responsabilità sociale dell’impresa è aumentare i suoi profitti, Milton Friedman illustrava la cd. teoria degli shareholders. La gestione di un’impresa deve essere svolta nell’interesse esclusivo degli azionisti (gli shareholder) per favorire la massimizzazione del profitto. Secondo tale approccio, gli agenti economici diversi dagli azionisti dell’impresa (per esempio fornitori, clienti, lavoratori dipendenti) verrebbero tutelati soltanto dai contratti stipulati con l’impresa stessa e dalla regolamentazione imposta dalle autorità pubbliche, volta a correggere eventuali fallimenti di mercato attraverso strumenti come la tassazione ambientale e le leggi antitrust. 


 

<<Vi è una sola responsabilità sociale dell'impresa: aumentare i suoi profitti [...]. Il vero dovere sociale dell'impresa è ottenere i più elevati profitti - ovviamente in un mercato aperto, corretto e competitivo - producendo così ricchezza e lavoro per tutti nel modo più efficiente possibile>>

 

da Capitalism and freedom 1962, Milton Friedman

 

 



L'impresa

 

I SETTORI PRODUTTIVI

 

SETTORE

ATTIVITÀ PRODUTTIVE

 

SOTTOSETTORI

Primario

= produzione di beni

 

Agricoltura, attività estrattiva

Attività agricole, estrattive, allevamento, pesca, silvicoltura

Secondario

=produzione di beni

 

Produzione di merci

Attività industriali di produzione di beni, Costruzioni, produzione di energie, gas e acqua

Terziario

= produzione di servizi

Terziario avanzato servizi offerti utilizzando le moderne tecnologie)

 

Prestazione di servizi

-   Servizi alle imprese (cd. indotto)

-   Servizi alle persone

Commercio, pubblici servizi, trasporti e comunicazioni, intermediazione finanziaria, attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, consulenza legale, ristorazione, istruzione, servizi sanitari ecc.

 

LA DISTRIBUZIONE

 

Canale distributivo

 

Produttore

Grossista

Dettagliante

Consumatore

Finale

 

Produttore

Dettagliante

Consumatore

Finale

 

Produttore

Consumatore

finale

 

 Le attività produttive e distributive rappresentano l’oggetto dell’attività dell’impresa. ‘Produrre’ significa trasformare le risorse gestite dall’imprenditore in un prodotto finito, bene o servizio. ‘Distribuire’ è l’attività di collocamento dei beni sul mercato.

 

  

IL FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE

Il capitale monetario è costituito dall’insieme dei mezzi monetari necessario all’acquisto di dei fattori di produzione

 

Principali sistemi di finanziamento

Ø  Prestito delle banche

Ø  Emissione di azioni

Ø  Emissione di obbligazioni

Ø  Leasing

Ø  Dilazioni di pagamento dai fornitori

Ø  Autofinanziamento

 

 

Il capitale finanziario rappresenta il fattore produttivo principale per l’esercizio dell’attività di impresa e la modalità di reperimento è altrettanto incidente sulle scelte gestionali dell’imprenditore.

 

 

IL RUOLO DELL’IMPRENDITORE

 

Capacità organizzativa dell’imprenditore

 

= l’imprenditore

Ø  Organizza la produzione

Ø  Combina opportunamente i fattori produttivi

Ø  Trova acquirenti per i prodotti/servizi realizzati

 

 

L’imprenditore collega tra loro i fattori di produzione (natura, lavoro, capitale) e li orienta funzionalmente verso un preciso obiettivo.

  

 

IL PROBLEMA DELLE SCELTE ECONOMICHE

APPROCCIO RAZIONALE E UTILITARISTICO

 

Il principio del tornaconto

1. Principio del minimo mezzo = ciascun soggetto economico cercherà di raggiungere il risultato con il minimo impiego di risorse possibili (minimo sforzo)

 

2. Principio del massimo risultato = ottenere il massimo risultato dalle risorse disponibili (massimo risultato)

 

Il principio edonistico

Le scelte degli operatori economici sono volte a raggiungere il massimo piacere, in una visione egoistica ed utilitaristica

  

La risposta al problema delle scelte economiche in una visione egoistica ed utilitaristica rappresenta la tesi classica per la quale l’agire economico del singolo soggetto non può essere virtuoso.

 

<<Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del loro interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità, ma dei loro vantaggi.>>

 da La ricchezza delle nazioni, 1776, Adam Smith

 

Tuttavia, nel contesto sociale, rispetto al quale si manifesta la necessità di un benessere collettivo, volto al rispetto e alla garanzia dei più deboli, alla pace ed equità sociale, le scelte economiche devono essere suggerite da altri principi e visioni. 

 

 

CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY

 

La responsabilità sociale dell’imprenditore

L’imprenditore, oggi, è chiamato a compiere scelte sempre più importanti, a risolvere problemi via via più complessi, per favorire la crescita economica nel rispetto dei valori dell’ambiente e della persona umana. Le sue responsabilità sono progressivamente cresciute nei confronti del sistema economico in cui opera, dovendo valutare le conseguenze ambientali e sociali del suo comportamento, in una visione di responsabilità sociale di impresa (Corporate social responsability) sensibile a determinati valori e a sfavore di una logica esclusivamente utilitaristica di profitto

 

Gli Stakeholder primari

Soggetti necessari per la sopravvivenza dell’impresa medesima (azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, agenzie governative e istituzioni che forniscono infrastrutture leggi regolamenti e mercati)

Gli Stakeholder secondari

Soggetti che possono influenzare l’attività economica o risultarne influenzati (associazioni di consumatori, sindacati, stampa, generazioni future)

 

Gli strumenti dell’imprenditore responsabile

Codice etico

= l’insieme delle regole di condotta che ogni partecipante all’organizzazione dell’imprenditore è tenuto a osservare per il conseguimento dei fini sociali e ambientali dell’impresa

-          Fa aumentare la fiducia e il consenso del consumatore

-          Accresce la credibilità e la competitività dell’ impresa sul mercato

 

Adesione agli standard

= strategia di adesione a livelli di certificazione nazionali o internazionali di qualità  (etichette sociali o ecologiche) rilasciati da enti certificatori che garantiscono il rispetto da parte dell’impresa di comportamenti virtuosi

-          Fa aumentare l’efficienza e  l’efficacia del processo produttivo o del prodotto finito in un’ottica di tutela della salubrità del prodotto e/o dell’ambiente; di tutela dei diritti umani

-          Fa diminuire la conflittualità interna ed esterna: management (chi gestisce l’impresa)/proprietà e i suoi interessi; management/lavoratori-sindacati-fornitori-associazioni collettive/istituzioni

-          Esempi: marchio Ecolabel; la certificazione SA 8000

 

Bilancio sociale e ambientale

= strumento di rendicontazione della gestione imprenditoriale, capace di comunicare agli stakeholder i propri valori, obiettivi e risultati in un’ottica non solo quantitativa (aspetti economici, patrimoniali e finanziari) bensì qualitativa di rispetto dei diritti sociali e di impatto ambientale e, più in generale, di  benessere collettivo

 

Obiettivo: sviluppo sostenibile

Le scelte e l’agire dell’impresa devono pianificare strategie di sviluppo dell’attività economica in una dimensione temporale di lungo periodo, in cui il perseguimento del  profitto si concili con la tutela ambientale e la equilibrata distribuzione della ricchezza, affinché siano superati la povertà, gli squilibri sociali, le problematiche ecologiche non solo a vantaggio e in un rapporto di dovere fiduciario con le generazioni attuali, bensì anche con le generazioni future.

 


La Commissione Europea ha definito la responsabilità sociale «integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate».

(Libro Verde della Commissione Europea, 2001)


Letture consigliate

L. Becchetti, Felicità sostenibile. Economia della responsabilità sociale, Donzelli Editore, Roma, 2005.

R.G. Eccles, I. Ioannou, G. Serafeim, The Impact of a Corporate Culture of Sustainability on Corporate Behavior and Performance, NBER Working Paper N. 17950, 2011

M. Friedman, The social responsibility of business is to increase its profits, New York Times Magazine, 13 Sept., 1970.

R.E. Freeman, Strategic Management: a stakeholder perspective, MA: Piman, Boston, 1984.